Oggi abbiamo il piacere di intervistare un personaggio noto in diversi talk shaw di cronaca nera. Un benvenuto al nostro ospite Ezio Denti, criminologo investigativo.
Redazione: Ezio Denti, lei è un criminologo investigativo famoso, spesso e volentieri la vediamo in trasmissioni televisive come Quarto Grado, Matrix e Chi l’ha Visto come opinionista o consulente esperto. Come si spiega questo aumento a dismisura di (finte) sparizioni ed omicidi efferati?
Ezio Denti: Ogni anno scompaiono migliaia di persone: uomini, donne, vecchi, bambini. Gente uscita di casa per fare una passeggiata, e mai più tornata indietro. Casalinghe disperse dopo aver fatto la spesa al centro commerciale. Ragazzini svaniti mentre giocavano al parco con gli amici o dopo essere andati in palestra. Donne letteralmente “perse” da un momento all’altro, magari dopo essere uscite per andare al lavoro, a fare shopping, ecc…
Ma ovviamente le cause sono molteplici. Dapprima ci sono coloro che si sono allontanati volontariamente, incapaci di sopportare la loro vecchia vita o il marito violento e poi coloro che sono spariti nel nulla perché coinvolti in un omicidio o crimine violento.
In qualunque dei casi, l’attività investigativa è molto complessa e si basa su analisi, abitudini e sulle informazioni fornite da parenti ed amici. La complessità di questo di questo tipo di indagini, obbliga chi opera nel contesto, ad una formazione altrettanto complessa. Spesso ci troviamo a che fare con uno scenario molto delicato, dove un errore compiuto durante la fase iniziale delle operazioni, può pregiudicare tutto il sistema investigativo. Nel nostro caso tutto il personale dello studio investigativo è dotato di una specifica formazione in materia, che consente di studiare e creare linee di intervento tecnico imminenti e ben focalizzate.
2) In particolare, ci parla di quale è il ruolo del consulente della difesa e in cosa si concentrano le indagini difensive condotte dal suo Studio Investigativo?
Ezio Denti: Il consulente tecnico della difesa (CTP) è una figura professionale che sta assumendo sempre maggiore importanza nei processi civili e penali, così come si può ben vedere dalle cronache mass-mediatiche dei casi più eclatanti…e credo di esserne un esempio.
Purtroppo nell’ordinamento processuale penale italiano vige, prevalentemente, il sistema accusatorio, che tende a mettere su un piano paritario di facoltà e diritti la posizione, inevitabilmente contrapposta, tra accusa e difesa davanti al giudice, il quale (seppur non sempre è così) si deve sempre trovare in una posizione di assoluta imparzialità.
Relativamente alle indagini difensive è bene fare una distinzione. Le indagini difensive, per quanto riguardo il nostro ordinamento giuridico, possono essere svolte esclusivamente da avvocati e da Investigatori Privati Autorizzati in quanto quest’ultimi muniti di regolare licenza ministeriale. Per questo motivo è importante che la difesa possa avvalersi di un investigatore Privato Autorizzato, professionista capace di destreggiarsi nelle investigazioni difensive, in grado di esaminare i testimoni, esperto nei sopralluoghi e che abbia all’interno del suo staff consulenti tecnici validi. In qualità di Investigatore Privato Autorizzato e grazie all’esperienza maturata in oltre 20 anni di attività e per aver trattato centinaia di casi di omicidio, posso affermare come in questo ambito investigativo, quanto sia importante mantenere il proprio ruolo, lavorare in team e comunicare in maniera coordinata e puntuale, con la consapevolezza del fatto che la giustizia e la legge non vanno mai a braccetto.
Redazione: Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Sono i partner e gli ex i principali autori della violenza di genere. Dai Istat, il 13,6% delle donne tra i 16 e 70 nel corso della propria vita è stata vittima di violenze fisiche o sessuali. E molte sono minori come Noemi, la 16enne uccisa in provincia di Lecce. C’è qualcosa che non va nella nostra società? Che idea si è fatto sui continui femminicidi?
Ezio Denti: Oltre cento donne in Italia, vengono uccise da uomini, e quasi sempre da quegli uomini che sostengono di amarle. Femminicidi che sono il risultato di violenze quotidiane che se non denunciate rischiano di fare vittime. La maggior parte dei casi di femminicidio da me trattati, sono oggetto di violenza in ambito famigliare, di donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate.
Ma la violenza e i femminicidi non colpiscono solo donne sposate o con figli in comune ma anche ragazze giovanissime come dimostrano gli ultimi eclatanti casi di cronaca: quello di Noemi Durini, la sedicenne uccisa dal suo fidanzato e di Nicolina Pacini uccisa dall’ex della mamma Donatella Rago.
I numeri del femminicidio non sono certi e variano di qualche unità, ma è dato certo che le donne uccise da un uomo con cui hanno avuto un rapporto affettivo o familiare, non sono in diminuzione.
Per fortuna, qualcosa si sta muovendo in questi ultimi anni. Sono stati pubblicati oltre trenta centri che in Italia si occupano di maschi maltrattanti. Il ruolo di questi centri è cruciale.
Redazione: E la violenza corre anche sulla rete. Sempre maggiori gli haters e gli attacchi senza volto sui social network (Facebook, twitter) a ragazze e adolescenti. Cosa si può fare per arginare questo fenomeno? E che ruolo potrebbe avere un consulente investigativo in tal senso?
Ezio Denti: Frequentemente notizie di cronaca riportano accadimenti nei confronti di ragazze e adolescenti legati alla tecnologia. L’utilizzo di internet sia attraverso i social network, Facebook, Twitter, ecc aumenta sempre più e ad un’età sempre più giovane, e contemporaneamente aumentano per loro anche i rischi.
Spesso veniamo contattati da genitori disperati i quali ci chiedono come poter intervenire per risolvere questi problemi e le indagini mettono in evidenza il fatto che il 25% dei ragazzi e/o adolescenti hanno ammesso di aver aggirato i propri genitori utilizzando dispositivi non conosciuti dagli stessi genitori, navigazione online quando questi sono assenti, e cancellando la cronologia delle proprie attività su Internet.
Un bambino e/o ragazzo su 11 utilizza programmi specifici per nascondere App e Programmi utilizzati.
Seppur il nostro intervento può limitarsi al solo accertamento, resta il fatto che l’educazione dei genitori riveste un ruolo fondamentale per la Sicurezza dei bambini in Internet. E’ emerso che se i bambini vedono nei genitori come coloro che sapranno guidarli nell’utilizzo della tecnologia, come coloro che sapranno spiegare loro i problemi a cui potrebbero andare incontro, è molto più probabile che si confidino con loro.
Redazione: A proposito di femminicidio e violenza sui minori, parliamo del caso di Yara Gambirasio. Lei è consulente del pool difensivo di Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva. Sappiamo che lei non è convinto della colpevolezza di Bossetti e pensa che sotto ci sia una setta o un brutto giro pedopornografico. Ci sono degli sviluppi in tal senso?
Ezio Denti: Il 16 giugno 2014, Massimo Giuseppe Bossetti viene arrestato con l’accusa di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio. Identificato come “Ignoto 1”, l’uomo cercato dagli inquirenti per quattro lunghi anni a seguito del rinvenimento di una traccia biologica sugli indumenti di una vittima, Massimo Bossetti si proclama immediatamente estraneo alla vicenda. Le indagini si protraggono per mesi, in un susseguirsi di notizie, smentite e colpi di scena.
Quale consulente della difesa di Massimo Bossetti, ho evidenziato una serie di lacune ed incongruenze che sin dall’inizio hanno caratterizzato l’attività di indagine, portando ad un apparente epilogo privo di reali certezze e conducendo una estenuante attività di indagine volta a chiarire una serie di elementi ad oggi oscuri nei quali potrebbe celarsi la chiave di volta del giallo.
I riflettori sul caso, infatti, non accennano a spegnersi, complice anche la fortissima attenzione mediatica che lo ha caratterizzato sin dagli esordi, contribuendo a conferire a questa vicenda mediatico-giudiziaria ulteriori profili di complessità.
La chiusura delle indagini e l’avvicinarsi dell’inizio del dibattimento, intanto, non ha scalfito la salda professione di innocenza di Massimo Bossetti, che confida nella capacità del pool difensivo di dimostrare la sua completa estraneità ai fatti e di portare alla luce i forti elementi di dubbio ed incertezza che sembrano piagare tutti i presunti elementi indiziario a suo carico.
Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Si tratta del primo punto fermo di una vicenda iniziata la sera del 26 novembre 2010, quando fuori dalla palestra di Brembate Sopra la tredicenne sparì nel nulla. Il corpo della vittima venne ritrovato nel febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola. Ben sei anni e quarantacinque udienze dopo, ecco il colpevole, almeno per la Corte d’Assise di Bergamo. Siamo arrivati a un punto, ma non alla fine della vicenda.
La Corte ha reso note le motivazioni della sentenza nelle quali Bossetti viene definito un uomo dall’«animo malvagio», spinto al terribile omicidio dal «contesto di avance a sfondo sessuale verosimilmente respinte dalla ragazza, in grado di scatenare nell’imputato una reazione di violenza e sadismo di cui non aveva mai dato prova fino ad allora». Motivazioni che dovrebbero giustificare la condanna, dimostrare l’«al di là di ogni ragionevole dubbio» che la legge richiede perché un cittadino venga privato della propria libertà. Requisito che, a parer mio, manca.
A me non interessa sapere se l’imputato è colpevole o innocente, a me interessa sapere cosa dicono le carte processuali. Una somma di elementi inesistenti fermo restando solo ed esclusivamente il Dna, la sua firma dicono. Praticamente ha compiuto il delitto perfetto e poi lo ha firmato. Già questa è una contraddizione. Non ha lasciato tracce, non c’è un punto di contatto, non c’è un movente, non c’è una ricostruzione, insomma, una sorta di marziano che si è calato in quel momento nella vita di questa ragazzina e l’ha uccisa lasciando unicamente il proprio Dna».
Ma il Dna diventa un elemento individualizzante, probante, quando è perfetto. Quando è esente da anomalie. In quel caso siamo tutti d’accordo: periti della difesa, periti dell’accusa, parte civile, tutti.
A distanza di sette anni, ora si trova un soggetto con in mano un fascicolo sulla povera ragazzina che viene associata a tutte quelle porcherie. E’ strano. Yara Gambirasio era pulita e candida, e ora ce la ritroviamo descritta in quel modo da un gruppo di malati di mente che inneggiano a colui che l’ha uccisa come se fosse un eroe. Come se, appunto, si fosse trattato di un sacrificio. In quel dossier viene descritta come una ragazzina che è stata sacrificata da qualcuno. Se è Bossetti il colpevole, devo pensare che faccia parte della catena. Ma, su di lui non è mai stata trovata una traccia collegabile alla pedofilia”.
Poi sarà il giudice che dovrà decidere
Redazione: Notizia di qualche giorno fa. Sembrerebbe che Antonio Di Pietro stia dando una mano alla famiglia Bossetti per riaprire il caso. Fondo di verità o Voci di corridoio?
Ezio Denti: I legali di Massimo Giuseppe Bossetti sono sempre stati l’Avv. Claudio Salvagni e l’Avv. Paolo Camporini